- Mostra
Personale di Marisa Battaglia
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- "Oreto, le radici
dell'acqua"
Palazzo Jung
Sala Borsellino
Via Lincoln 73 - Palermo
dal 29 novembre al 15 dicembre 2012
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Presentazione a
cura di Tommaso Romano
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- Il Pulsante cuore di Gaia
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Acqua, elemento naturale
fondamento di vita è insieme simbolo, è insieme
di vita e metafore, evoca bellezza e
trasformazione, paure e passioni.
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I primi filosofi greci 2 millenni
e mezzo fa, ritenevano Principio l’acqua su cui
galleggiava, a loro dire, il mondo; Eraclito
usava pensare il fiume come il più efficace ad
illustrare il suo convincimento sul tema del
divenire, su ciò che scorre come l’esistenza e
sul tempo che è mutevole come l’acqua in cui ci
si bagna, anzi è la stessa.
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Potremmo parlare del
significato sacrale dell’acqua dei fiumi, dal
Gange al Tevere, rimandando al Mito che non è
certo una storiella dell’infanzia umana, come ha
insegnato Eliade.
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Ancora d’acqua è ripieno il
fonte battesimale che inizia a nuova vita
spirituale e d’acqua è colma la poesia e la
letteratura d’ogni tempo a cominciare dal
viaggio ulissiaco nei mari.
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L’acqua ammalia e inganna gli
uomini, non si vive senz’acqua e si può morire
affogati di troppa acqua intorno.
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La storia del mondo è
nell’acqua, per l’acqua, malgrado l’acqua.
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Gli stessi luoghi sono
attraversati nel proprio cuore da corsi d’acqua,
rigagnoli con letti ampi e maestosi, a volte
sotterrati dall’uomo o cementificati dalla
modernità, senza pudore per la propria
autodistruzione.
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Marisa Battaglia sceglie con
lirica determinazione e consapevolezza di
compiere il suo viaggio pittorico e
intellettuale attraverso l’Oreto, fuori da
canoni abusati e slogans ad effetto esibiti, il
suo viaggio a rebours è gnostico, è conoscenza
di sé e di una parte di mondo.
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Con l’ausilio della storia
municipale della città-capitale (decaduta,
ormai) della Sicilia, la Battaglia và oltre le
miserande condizioni in cui abbiamo ridotto l’Oreto,
specie nel suo transito cittadino fino alla foce
del mare di S. Erasmo e di Romagnolo.
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Responsabilità infinite che
hanno cancellato le immagini che le antiche
incisioni ci rammentano di un fiume che, anche
attraversando la città, era navigabile, ridente
e pescoso, a cui si dedicavano carmi e si
intitolavano Accademie e sui cui ponti si
combatterono epiche battaglie.
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E’ diffcile, ci rendiamo ben
conto, soltanto immaginarlo un fiume così a
Palermo, tanto che l’Oreto è il costante
pensiero e l’azione concreta, miranti alla
possibile rinascita auspicata da associazioni,
gruppi e singoli operatori (da Salvare Palermo a
Italia Nostra, alla generosa visionarietà di
Antonio Presti), fra l’entusiasmo di intere
comunità scolastiche, il disinteresse permanente
delle istituzioni e una diffusa, incivile
ineducazione dei singoli, che pare
inestirpabile.
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Tutto vero questo quadro di
considerazioni e sottolineature, delle quali
pure muove la Battaglia per la sua ideale
navigazione oretea.
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Ma ecco che, accanto alla
constatazione amara che certo non sfugge
all’artista palermitana, si scoprono, con le
opere in mostra, altri e più pregnanti paesaggi
che, dalle alte fonti ci riconciliano al fiume
nella sua interezza, alla sua storia, al suo
divenire e mistero.
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L’Oreto ancora, così, respira
e pare una favola. Ma non è un sogno soltanto ed
io stesso ne ho avuto prove documentali, con
modeste escursioni sul campo.
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E se la documentazione degli
attraversamenti dell’Oreto non è infedele
omaggio onirico, altrettanto è da dirsi della
cifra stilistica ed interpretativa che Marisa
Battaglia, ci consegna con questo viaggio a
tappe.
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La straordinaria perizia,
anche tecnica, dell’appartata e contemplativa
artista di sicuro talento che è la Battaglia,
sicuramente non ci regalano una veduta cartolinesca del fiume. V’è infatti un’aura, una
metafisica dei luoghi rivisitati a lume d’anima,
liricamente, quasi a voler ricomporre una
bellezza che pensavamo perduta per sempre.
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Sì, ancora, l’arte e chi la
vive pienamente come la Battaglia si misura con
ciò che permane, rispetto a ciò che è effimero e
solo (apparentemente, spesso) concettuale, trova
nella saga ed anche sul “rischio” e sfida dei
grandi formati (da cui la pittrice riesce
ampiamente vincitrice), la sua ragion d’essere e
il suo fondante assunto.
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Entrare in relazione con le
opere della Battaglia è una vera e propria,
suggestiva esperienza estetica.
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L’amore per la ricerca della
perfezione non fa annebbiare l’anelito alla
completezza e compostezza dell’opera.
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Una sapienza antica e uno
spirito che sa sfidare il suo tempo, guida
Marisa Battaglia verso le origini del fiume, le
sue acque che si insinuano ora portentosamente,
ora fra sponde ristrette con una vegetazione,
essenza e forma da ammirare e sentire come
pulsante cuore di Gaia.
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L’impegno creativo -ed è ciò
che più ci interessa e ci affascina di queste
opere che non si dimenticano- ha una sua ragione
quasi musicale.
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Vibrano infatti i cieli e gli
alberi, le pietrose e levigate asperità e
ponticelli romantici, i vividi colori che
attestano una padronanza matura dell’artista per
i timbri espressivi forti, robusti.
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Ideale e reale così si mischiano,
anche fra detriti e carcasse pure non assenti
(giustamente).
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E, tuttavia, un clima di pura esteticità prende chi riesce ad entrare nella
spiritualizzata materia. La lezione dei nostri
vedutisti ottocenteschi e della prima metà del
novecento non è lontana dal pathos che circonda
le opere della Battaglia, che, comunque, hanno
una loro intrinseca inconfondibilità cromatica e
dove la luce non è elemento accessorio, ma
piena adesione ad una chiarità che, prima di
tutto, è interiorizzazione costante e anelito
vivo.
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Ripercorrere con animo
sgombro e disposto alla riconciliazione con il
fiume col mare (che i palermitani sembrano amare
solo due mesi l’anno), queste prove maiuscole di
revisione e di fedeltà alla pittura e compiere,
nel nome di una perennità, un trasbordo
dall’ovvio e dalla volgarità che, come diceva Elemire Zolla, è dolore.
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La passione e il rigore, l’amore
e l’ambizione verso orizzonti alti, nobili e non
transeunti è così l’esito espressivo di un
racconto ideale e insieme veritativo e
pedagogico, che Marisa Battaglia ci consegna
allo sguardo, all’intelligenza e al cuore.
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Tommaso Romano
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Patrocini e Sponsor dell'evento
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