Umberto Cufrini – presenti/assenti – Studio Arte Fuori Centro – Roma
dall’11 al 28 marzo 2014
Martedì 11 marzo 2014, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale di Umberto Cufrini presenti/assenti, curata da Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 28 marzo, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00. La mostra è il secondo appuntamento di Istruzioni per l’uso, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte, sul suo valore e sul suo campo d’azione.
Nel periodo compreso tra febbraio e maggio quattro artisti – Umberto Cufrini, Lello Torchia, Mariarosaria Stigliano e Serena Vallese – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione, suggerendo un itinerario complesso nella sua multiforme articolazione.
Per questa esposizione Umberto Cufrini ha costruito un percorso della memoria a cercare il senso di questo nostro tempo attraverso le icone della contemporaneità. I presenti/assenti sono infatti i personaggi che hanno attraversato la cultura alta e/o bassa del XX secolo, rappresentando le radici di una quotidianità che si muove tra nuovi media e la necessità di recuperare un immaginario differente, non omologato dalla globalizzazione.
I volti di poeti, scrittori, artisti, musicisti, attori, registi, politici, economisti, scienziati, filosofi e imprenditori si offrono allo sguardo come i protagonisti di una mitologia quotidiana, rispettosa eppure desacralizzante, in una volontaria commistione tra comunicazione di massa e problematiche artistiche
I lineamenti stilizzati di Steve Jobs, Frida Kahlo, Picasso, Kubrick e Pasolini sono i simulacri di un tempo senza più tempo, scelti per esemplificare il significato di una presenza differente, che rischia di essere sopraffatta della noncuranza.
Accompagna l’esposizione un video raffinato, realizzato con il contributo tecnico di Valentina Pacifici, in cui i frammenti delle immagini di interviste, documentari e servizi giornalistici dei personaggi effigiati si susseguono con l’intento di recuperare la flagranza della loro vita e il significato delle loro scelte comportamentali, sempre fuori dai modelli imposti dalla società.
PRESENTI/ASSENTI
mitologia del quotidiano
Per questa sua nuova personale Umberto Cufrini propone una riflessione sulla complessità di questo tempo, che nasconde dietro il tentativo di un’omologazione impositiva di comportamenti, desideri e immaginazione la difficoltà di doversi confrontare con il fallimento delle ideologie e dei sistemi da queste generati.
Seguendo le regole di un nuovo horror vacui, compone una sorta di galleria della memoria, in cui le icone della contemporaneità, nutrite dalla persistenza e dall’ammirazione, si susseguono. Sono i volti di poeti, scrittori, artisti, musicisti, attori, registi, scienziati, economisti, politici, imprenditori, filosofi scelti per rappresentare il senso di una progettualità collettiva, capace di suggerire altre prospettive interpretative della realtà. L’artista li definisce presenti/assenti: personaggi che hanno attraversato il XX secolo con la certezza di poter sanare l’incolmabile divario tra essere e dover essere.
Simboli di quanto fuori dall’ordinario c’è nell’umano, hanno segnato il corso della storia con uno spirito di rottura rispetto ai canoni comuni, trasformando di segno le contraddizioni dell’esistenza. Senza mai piegarsi a un modello dominante, hanno lasciato una traccia tangibile del loro passaggio nel mondo, annullando le mancanze di un presente sempre pronto a moltiplicare all’infinito il meccanismo di continuo slittamento in una dimensione di decontestualizzante atemporalità. Tutto in essa si mescola e si confonde, tanto che è sempre più difficile orientarsi nel crescente rarefarsi di una realtà, in cui le immagini di guerre, concerti, proteste, scioperi, gare sportive, feste, attentati, alluvioni, terremoti e perfino delle esplorazioni del cosmo si affiancano a quelle di film, dibattiti, documentari e fiction a creare fertili contaminazioni e raffinate sovrapposizioni, in cui convivono senza soluzione di continuità sistemi culturali contrapposti.
Cufrini cerca (e trova) la commistione tra essi, proponendo immagini, da preservare e non da cancellare nell’oblio di una patinata superficialità. Realizzate con un linguaggio “pittorico” solo apparentemente pop, che non le restituisce svuotate del loro significato, semmai caricate di altri, riempiono lo spazio provocando un corto circuito, studiato per annullare le distanze psico-fisiche e creare una contiguità spiazzante. Sono ritratti minimali, eseguiti con raffinati assemblaggi di lettere dell’alfabeto, con studiate erosioni della superficie metallica o ancora impressi sulla carta seguendo le potenzialità di una ripetitività seriale, che suggeriscono la possibilità di tornare a disegnare il loro posto nella società, strappando alla flebile persistenza del passato ciò che è stato e ora non è più.
I lineamenti stilizzati da una sorta di sovraesposizione visiva, che li ha privati della flagranza trasformandoli in paradigmi comportamentali, esemplificano la necessità di costruire una sequenza emblematica, per impedire al trascorrere del tempo di banalizzare l’importanza del vissuto. Sono, infatti, i protagonisti di una sorta di mitologia contemporanea, metabolizzata secondo gli input di uno spirito desacralizzante eppure rispettoso. Infatti, nella straniante eternità del presente, in cui gli opinionisti dei salotti televisivi, i calciatori, le veline e i tronisti sostituiscono repentinamente i miti di un tempo che sembra ormai inevitabilmente lontano, troppo lontano per una società abituata a consumare velocemente ogni cosa, è necessario recuperare all’immaginario collettivo i simulacri di un’identità culturale, per riscoprire il significato di una presenza differente, che rischia di essere sopraffatta della noncuranza.
L’intento è mettere in atto una strategia di difesa contro la precarietà divenuta sistema di vita, superare i confini di una rigida quanto sterile massificazione, prodotta dall’inarrestabile processo di globalizzazione arrivato a totale compimento in questo nuovo millennio e ridefinire al di là della retorica il ruolo di quanti hanno saputo affermare la propria singolarità, riscattandoli da un quotidiano asfittico, che si muove tra nuovi media e la necessità di recuperare un’immaginazione non standardizzata.
Loredana Rea
Studio Arte Fuori Centro
Via Ercole Bombelli 22
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UMBERTO CUFRINI
PRESENTI/ASSENTI