Tre importanti opere di Pupino Samonà donate al Museo Riso di Palermo
Sole nero – Energia Esplosione – Spazi con Fessura
Tre importanti opere di Pupino Samonà donate al Museo Riso di Palermo – Gli eredi dell’artista: “Un dono alla città che gli ha dato i natali e che ha sempre amato”
Donate al Museo Riso di Palermo tre importanti opere di Pupino Samonà. La donazione è stata voluta dagli eredi dell’artista scomparso nel 2007 ed è parte di un corpus di dipinti di Pupino, che la famiglia Samonà ha deciso di donare a importanti istituzioni museali nazionali.
I tre dipinti sono “Sole nero” (1,30 x 1,50) del 1958, realizzato con la tecnica dell’aerografo su tela, “Energia Esplosione” (1,20 x 1,50) del 1965, realizzato con tecnica mista aerografo e tempera su tela, e “Spazi con Fessura” (1,70 x 1,30), chiamata anche “Fessura”, del 1989, anche questa realizzata con l’aerografo.
Fra le tre, “Energia Esplosione” fu donato dall’artista alla moglie Jeanine Martinovic, che lo stesso Samonà aveva conosciuto solo l’anno precedente alla realizzazione del quadro, nell’estate del 1964.
A suggellare la donazione delle tre opere, la firma apposta da Emma Stella Samonà, a nome della Famiglia, e dalla direttrice di Riso arte contemporanea, Valeria Li Vigni. I tre dipinti di Pupino Samonà saranno inseriti nel percorso espositivo del Museo.
“L’aver donato tre importanti opere di Pupino Samonà a questa prestigiosa istituzione – sottolinea Alberto Samonà – è per tutti noi suoi familiari un momento di gioia, per l’amore che come artista e come uomo egli ha sempre avuto per Palermo, sua città natale e luogo nel quale tornò, dopo tanti anni di lavoro in giro per il mondo. Attualmente, vi sono contatti con altri prestigiosi musei italiani di arte contemporanea, perché il nostro scopo è che l’Opera di Pupino sia valorizzata e ad essa venga dato il giusto riconoscimento, per il contributo che essa ha dato all’arte italiana del Secondo Novecento”.
Pupino Samonà
Pupino Samonà nasce a Palermo nel 1925 da un’antica famiglia siciliana. Dal 1949 vive a Roma, dove partecipa alle avanguardie pittoriche del suo tempo, frequentando artisticamente Topazia Alliata, che organizza diverse sue esposizioni.
Sue mostre vengono allestite a Londra, Gerusalemme, Beirut, Basilea, Mosca oltre che in Italia. Nel 2005, in concomitanza con il compimento del suo ottantesimo anno di età, Samonà torna nella sua città natale.
Per decenni, la ricerca di Pupino Samonà, ha armonizzato la pittura e la scienza in un percorso visionario, che verrà definito “figurativo del cosmo”. Amico e allievo di Giacomo Balla, a lui si devono le influenze sui temi dell’energia e del cosmo, espressi nei suoi quadri mediante la pittura aerografa. Nel 1980, Samonà realizza, su incarico dell’Aned (Associazione ex deportati) e sul progetto dell’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso (fondatore del celebre Studio BBPR), il “Memoriale italiano di Auschwitz”, gigantesca opera allestita all’interno del campo di concentramento, in onore delle vittime italiane del lager, realizzato anche con il contributo dei testi di Primo Levi e la musica di Luigi Nono.
Dopo la realizzazione dell’installazione (lunga oltre duecento metri), Samonà prosegue la propria ricerca nel campo della luce, dell’energia e del cosmo. Nel 2004, la Presidenza del Consiglio dei ministri conferisce a Samonà il “Premio per la cultura”. Nel 2006, Palermo gli dedica una grande antologica, dal titolo “Dalla partenza al ritorno”, che segue di un anno l’esposizione al Vittoriano di Roma, tributo della capitale alla sua carriera artistica. Pupino Samonà muore a Palermo il 14 settembre 2007.