Il Comune di Muzzano inaugura la mostra personale di Claudio Rossi
“La scultura come accordo armonico tra le forme”
“La scultura come accordo armonico tra le forme” – Mostra personale di Claudio Rossi
a cura di Emanuela Rindi
INAUGURAZIONE: VENERDI’ 8 Settembre, alle 18.00
con la partecipazione straordinaria di Omar Mariani (Hang music)
Su iniziativa del Dicastero Cultura Muzzano
Sala Multiuso di Muzzano – Svizzera
8-10 Settembre 2017
Orari di apertura: SA 17.00-20.00 | DO 16.00-19.00
Ufficio Stampa:
Rindi Art | emanuela.rindi@rindiart.it | Tel. +39 338 719 66 66
Sarà inaugurata venerdì 8 settembre, alle 18.00, presso la Sala Multiuso del comune di Muzzano, la nuova esposizione dell’architetto e scultore Claudio Rossi; non un vernissage tradizionale ma un vero e proprio evento culturale che creerà un insolito e interessante connubio tra l’arte visiva e quella sonora. Al cospetto delle sue opere potremo infatti assistere alla performance musicale di Omar Mariani, giovane ma già noto e apprezzato suonatore di “hang”, uno strumento idiofono a percussione diretta, capace di ricreare sonorità ampie e suggestive, declinate ora in ritmi incalzanti e ora in sottofondi di accompagnamento più distesi e meditativi. Uno strumento forse ancora poco diffuso, originale e insolito, che lascia spazio alla creatività e alla voglia di sperimentare su timbri caldi dal fascino esotico. La musicalità profonda e vibrante dell’hang non poteva non l’artista, da sempre amante della musica e da sempre attratto dalla ricerca sperimentale che sta dietro agli oggetti, agli strumenti, alle forme.
L’aspetto artigianale dell’arte è un elemento imprescindibile nella ricerca artistica di Claudio Rossi. Non c’è forza più trascendente del Bello e il Bello, per Rossi, è volubile, variabile ed aspira ad essere universale. Volubile perché la natura stessa della scultura ci conduce ad osservare l’opera da molteplici punti di vista, a seguire un movimento, a ricreare un’immagine che è data dalla somma di tante visioni in successione. Richiede un approccio globale, totalizzante, ma consente di apprezzare i singoli dettagli: la bellezza si nasconde in una linea sinuosa, si manifesta in una superficie vellutata, si lascia scoprire dall’alternanza dei pieni e dei vuoti oppure in una leggera torsione delle forme. Ci attrae per condurci in una dimensione che è altrove, al di là di quel confine invisibile che separa l’artigianato dall’Arte. Approdiamo ad un mondo delle idee che nel caso di Claudio è pervaso da un’atmosfera magica, fortemente simbolica, quasi ancestrale. Le forme sono ben delineate, pulite, semplici ma non essenziali; alcune, più geometriche e per lo più in legno, sono particolarmente dinamiche, presentano forme abilmente instabili che sembrano alla ricerca di un nuovo equilibrio. Le linee di forza diagonali invitano a seguire il loro movimento e ad immaginare una loro possibile evoluzione, come se si fossero appena liberate da un ordine prestabilito e avessero la facoltà e l’autonomia per crearne uno nuovo.
La purezza della linea diventa protagonista nelle sculture astratte di natura antropomorfa, realizzate in pietra e in bronzo, di cui sono interessanti anche i calchi in gesso. E’ possibile riconoscervi un lontano e rarefatto spunto figurativo, figure solitarie oppure strette in un abbraccio, di cui rimane solo il contorno come esile traccia per aiutare la memoria nel suo percorso a ritroso. Anche quando si assottiglia, o presenta delle cavità, la materia non ha la lieve leggerezza delle composizioni in legno; una scelta tecnica e stilistica che sembra corrispondere ad un rapporto differente col tema sviluppato. Questa serie di lavori è forse meno concettuale e più legata alla dimensione intima e poetica dell’autore, alla sua esperienza esistenziale. Queste sculture sembrano racchiudere Verità profonde, ricordi cari e preziosi. Il movimento è presente ma è più lento, più contenuto. La loro lunga, faticosa, meticolosa realizzazione impone una cura quasi premurosa. Anch’esse, come le opere in legno, hanno una valenza universale; suggeriscono immagini che possiamo accogliere e riconoscere come nostre, vicine al nostro vissuto, creando quel legame di condivisione che supporta la comunicazione tra l’autore e l’osservatore. Un’energia vibrante che potrebbe tradursi facilmente in musica, se creassimo idealmente un parallelismo tra il ritmo visivo dato dall’alternanza delle linee, dei colori, delle superfici, dei pieni, dei vuoti, delle ombre e dei bagliori metallici con una partitura musicale altrettanto ricca e versatile. E’ proprio quello che potrebbe accadere nel corso della performance artistico-musicale, abbandonandoci alla visione delle opere di Claudio Rossi e accordando, al contempo, il nostro sentire alla musica di Omar Mariani.
CLAUDIO ROSSI, architetto e scultore ticinese.
Il suo percorso prende le mosse dalla falegnameria del padre, che era anche fisarmonicista e maestro di musica; sotto lo sguardo paterno apprende i rudimenti della tecnica artigianale, sperimenta il piacere sensoriale della lavorazione del legno e, soprattutto, scopre di possedere una notevole abilità manuale unita ad una fervida creatività. A questi primi anni risale quindi la predilezione per il legno che sarà protagonista di molti progetti elaborati in veste di architetto ed anche quello spiccato interesse per la forma che lo condurrà a realizzare le prime sculture in bronzo ed in pietra, alla ricerca di una propria espressività e di una propria cifra stilistica.
Per lunghi periodi l’architetto ha necessariamente il sopravvento sullo scultore ma la sperimentazione artistica sulla materia e sulla forma è una passione che accompagna Claudio Rossi da sempre, affiancando e forse talvolta anche offrendo spunti originali alla sua attività professionale dedicata alla progettazione.
All’inizio degli anni ’80 si avvicina alla fusione in bronzo a cera persa e scopre, lavorando in fonderia, le finezze di una tecnica tanto complessa quanto affascinante. Appartiene a questo periodo un ciclo di opere in bronzo di rara intensità.
Nelle sculture recenti il legno è il materiale predominante. Plasmare l’opera immaginata, potendola lavorare quasi all’infinito scivolando sulle morbide superfici, lo conquista definitivamente, portandolo verso nuovi percorsi tra forme astratte, linee ed emozioni.
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