La mostra fotografica e i reporter del World Press Photo 2018
Palermo- Si è positivamente concluso il fitto programma di incontri e conferenze collegate alla tappa palermitana dell’esposizione delle fotografie giornalistiche del W.P.P. .
Per il secondo anno consecutivo la prestigiosa manifestazione, che premia ogni anno le immagini più significative del giornalismo internazionale, ha allestito, anche a Palermo, la mostra rivolta ad un pubblico composto da addetti ai lavori, da semplici curiosi e da occasionali turisti che hanno potuto visitarla fino a domenica 7 ottobre 2018 all’interno dei saloni di Palazzo Bonocore.
Dopo il successo registrato lo scorso anno, c’era molta attesa tra gli appassionati per ammirare da vicino tutte le stampe dell’esposizione, inaugurata dal Sindaco della città, Leoluca Orlando, il 14 settembre, nel corso di una affollata cerimonia.
Alla presenza della elegante manager del W.P.P., Sophie Boshouwers e di Vito Cramarossa, presidente di Cime, società organizzatrice dell’evento espositivo, va aggiunta la gradita partecipazione del vincitore della edizione precedente, il fotografo turco Burhan Ozbilici, il quale, nel corso di una conferenza svoltasi nei medesimi locali nel pomeriggio del 16 settembre, ha potuto raccontare ai numerosissimi visitatori la sua personalissima esperienza di fotografo di fronte al pericolo, agli assassini e alla morte. Ma, certamente, senza le fotografie del celebre reportage “An assasination in Turkey”, le sue parole da sole non sarebbero bastate per far inorridire il mondo intero.
Il premio del World Press Photo, istituito nel 1955, per 4 volte non è stato assegnato e soltanto in 2 occasioni la giuria internazionale ha attribuito la vittoria all’immagine relativa ad un assassino e alla sua vittima (1961 e, appunto, 2017). Partita ad aprile dall’Olanda, l’esposizione delle fotografie del World Press Photo 2018 verrà allestita in 100 località di 45 Paesi del mondo. La fotografia vincitrice è stata scattata da Ronaldo Shemidt, dell’Agenzia France-Presse, durante i disordini avvenuti a Caracas nel mese di maggio del 2017. L’immagine rappresenta un giovane avvolto dalle fiamme in seguito all’esplosione di una motocicletta, ma la gravità della “Crisi venezuelana” viene percepita anche attraverso i particolari sullo sfondo. Comunque, oltre alla “migliore fotografia in assoluto”, ogni anno il W.P.P. premia gli autori di 3 fotografie per ciascuna delle categorie in concorso: Attualità, Ambiente, General News, Progetti a lungo termine, Natura, People, Sports, Spot News, ognuna delle quali comprende diverse sezioni.
Nell’ambito della esposizione fotografica relativa al W.P.P. si sono svolte a Palermo anche interessanti dibattiti culturali, con la partecipazione di artisti e giornalisti e le Public Lecture di noti fotoreporter. Come quella tenuta il 22 settembre da Francesco Pistilli, il reporter abruzzese che ha meritato il terzo posto della sezione “General news-Stories”, con il reportage “lives in limbo”, realizzato tra i migranti che affrontarono la cosiddetta “rotta balcanica”. Una esperienza umana e professionale che il suo stesso autore ha definito “estrema”.
Un’altra conferenza è stata tenuta dall’unico siciliano, premiato per il secondo posto nella sezione People-Singles, Alessio Mamo, il quale ha raccontato la storia di Manal, una bambina, come tante, che a causa di una esplosione ha dovuto affrontare le lunghe cure e l’adeguata assistenza prestata da “Medicins Sans Frontieres”.
I fotografi Giulio di Sturco, al secondo posto nella sezione Attualità-Singles, Fausto Podavini, classificatosi secondo nella categoria Progetti a lungo termine e Luca Locatelli sono gli altri italiani premiati dalla giuria dell’edizione 2018 del World Press Photo.
Gli incontri con artisti e giornalisti impegnati in progetti ambientali, sociali e culturali, come la questione delle “incompiute” affrontata da Antonio Fraschilla nel libro-inchiesta “Grandi e inutili, le grandi opere in Italia”, o il dibattito sull’Arte nelle città ed il ruolo dell’intellettuale nella società, si sono rivelati molto interessanti per il pubblico e hanno concesso una meritata visibilità ai rispettivi autori, facendo da valida cassa di risonanza per le loro attività.
Il relatore dell’ultima public lecture è stato il fotografo franco-iraniano Manoocher Deghati, vincitore del W.P.P. nel 1984 e, per diverse volte, membro della giuria internazionale.
Un pubblico competente e appassionato affollava la “sala degli specchi” di Palazzo Bonocore quando ho avuto modo di ascoltare, nell’ambito del W.P.P. 2017, il fotografo iraniano. Ricordo perfettamente che Manoocher Deghati, ha tenuto una sorta di “lectio magistralis” relativa all’attività svolta e al materiale fotografico prodotto nella sua lunga carriera. Nel suo caso furono le inaccettabili limitazioni della libertà, imposte dal potere politico a costringerlo a lasciare il suo Paese, ma, in tante altre occasioni, milioni di persone sconvolte, dopo avere perso tutto quello che avevano, sono dovute fuggire a causa di sanguinosi conflitti o in seguito a disastrose catastrofi naturali. Le fotografie mostrate dal maestro di origini medio-orientali, ma, ormai, cittadino del mondo, documentano, con profonda partecipazione, tanti episodi diversi e lontani tra loro nel tempo e nello spazio, che hanno avuto come medesima conseguenza la creazione di vittime infelici e di profughi disperati.
L’evento espositivo legato al W.P.P. 2018 ha avuto termine, con una sorta di cerimonia conclusiva, il 7 ottobre. In occasione del finissage sono state proiettate le immagini vincitrici di tutte le edizioni che dal 1955 premiano le fotografie più significative dell’informazione internazionale. La prossima tappa italiana delle manifestazione sarà Torino, dove la mostra del W.P.P. verrà allestita presso l’ex Borsa Valori dal 12 ottobre all’11 novembre 2018.
Visitare la mostra ci ha rivelato che, quando l’informazione avviene attraverso le fotografie di grandi reporter, le notizie possono assumere la forma e il fascino dell’Arte.
Testo e fotografie di Andrea di Napoli