In data 1 marzo 2019, presso la Sala Alabardieri del Palazzo Comunale di Cremona, inaugura la mostra dell’artista Mariangela De Maria che presenta un’ampia selezione di pitture che vanno dal 1966 al 2018
Il 7 marzo alle ore 16,00 verrà presentata la mostra, in presenza dell’artista, dal critico d’arte Alberto Barranco di Valdivieso, curatore della mostra.
La mostra è un evento collaterale della Fiera d’Arte di Cremona 2019 in cui De Maria espone presso lo stand della galleria Scoglio di Quarto di Milano.
Dal 1 marzo al 10 marzo 2019.
Dal testo In color magma di Alberto Barranco di Valdivieso:
Il colore è elemento fondamentale nei lavori di Mariangela De Maria da molti anni, esso è un unicum di sottofondo che assume un ruolo co-adiuvante ai meccanismi lirici della sua sintassi pittorica. Un percorso artistico che attraversa il tempo di una vita spesa con profondità di sentimenti e di visioni, dagli inizi informali, a metà anni Sessanta, per passare al disegno in bianco e nero che sorprende per le capacità di resa chiaroscurale e volumetrica, attraverso la sintassi della retinatura a china che rende per filtrazione e sovrapposizione forme di paesaggi e particolari naturalistici sempre sul limite labile della trasfigurazione astratta, fino agli anni del colore che come un magma profondo, denso, assorbe e rivela le immagini dell’inconscio.
Colore che amalgama le variazioni cromatiche e l’impronta segnica puntuale, luogo di eventi solitari e chiave di tutta la narrazione. Emerge in questo manto cromatico che rifluisce continuamente proprio come la lava che si avvolge su se stessa, il senso della memor il desiderio di trovare una spiegazione al fluire incontrollabile del pensiero e dei sentimenti. La dinamica di De Maria assolutamente binaria: il fondo in tensione monocromatica viene sovrapposto da un sistema di perturbazioni.
Una sinestesia tra l’inconscio – miscela immanente di immagini ricordi e sensazioni (il manto del colore) e la volontà dell’artista di trarre una soluzione all’enigma di sé (il sistema dei segni)- L’uomo è una entità destinata a rimanere sconosciuta a sè stessa, che cerca di comprendersi, talvolta illudendosi di trovare un significato autentico attraverso la dinamica delle proprie azioni nel mondo reale, ma è un tentativo e non certo la soluzione.
L ’artista, allora, proprio attraverso la ricerca, pone se stessa quale corpo esemplare di questa dolorosa e appassionante scansione, forse impossibile ma comunque liberatoria. L’artista sa che questa indagine può sussistere solo nel campo ultra dimensionale dell’intuizione poetica e pittorica. Questi presupposti, che sono alla base di una matrice culturale esistenzialista (positiva) senz’altro parte integrante dell’artista che si forma con Giorgio Kaisserlian, grande critico e una delle menti più importanti dell’espressionismo astratto italiano, disegnano una dimensione estetica, costruita sul sistema delle categorie contrapposte. Un metodo decisamente neo- platonico che confronta l’ inconscio iperuranico e misterioso, sfuggente, all’azione cosciente del pensiero del sentimento.
Assistiamo in queste ultime opere , dunque, ad una dinamica pittorica costituita da segni e toni in contrasto con il campo di fondo, e i colori dissonanti diventano, in misura ancora maggiore nelle ultime composizioni, glifi e arabeschi, sintesi estrema di immagini del sogno e del vissuto, che siano il panneggio di una statua, la sagoma di una architettura, il profilo di una figura che si muove o la forma di una emozione.
La ricerca di De Maria è dunque imperniata sul concetto di memoria , come campo di azione dei sentimenti, luogo metafisico in cui l’artista esprime la tensione feroce verso un rinnovamento ( possibile ?) che vinca il tempo, che superi la sofferenza, curando le lacerazioni che sono inevitabilmente provocate nel nostro essere più intimo dall’esperienza nel mondo reale .
L’indagine in questo modo apre la strada alla speranza e alla comprensione profonda di sé guidando l’osservatore in una dimensione di ascolto interiore.
Pittura come iper- coscienza. Pittura come catarsi.
Interessante sottolineare come nei lavori di De Maria precedenti alla mostra “Segni di profondità valicabili” del 2018 – vero spartiacque nel continuum artistico della pittrice – la contrazione verso se stessa fosse senz’ altro più forte , e suggerisse , attraverso opere dalla densità cromatica concentrata ai limiti della staticità, un momento introspettivo più chiuso in sé e drammatico. Questa fase è chiaramente superata dall’identità attuale dell’artista milanese che oggi si esprime attraverso un complesso e immaginifico pensare lanciato verso lo spazio aperto dell’esperienza ovvero quella dimensione che troviamo “ fuori di noi ” e che realizziamo nell’azione di superamento dinamico delle nostre paure e insicurezze. Una tensione verso il futuro che non può che nascere dal confronto con i propri fantasmi e le emozioni più nascoste e vibranti.
Ecco che la pittura attuale di De Maria trova una nuova trasparenza, e i segni non più incatenati dal colore slittano sulla superficie alla ricerca di una traiettoria dinamica del proprio liberato sentire.