Titolo evento “Rivelazioni artistiche non autorizzate“
mostra persona di Michele Principato Trosso
presso il Castello di Sperlinga provincia di Enna
A cura del Sindaco Pino Cucci e l’Assessore alla Cultura Salvatore Castiglia.
Coordinatore artistico Pippo Altomare.
Testo critico Nino Arrigo
Inaugurazione giorno 20 Luglio 2024, ore 19:00
Dal 20 Luglio fino al 20 Agosto
Un poeta della materia, istintivo e passionale, che scolpisce tele con sciabolate che generano grumi vitali di colore, tra eros e alchimia. Un Ermete Trismegisto contemporaneo le cui forme emergono, straripando dagli argini infiniti di un brodo primordiale, un caos amorfo e indistinto di colore in ebollizione, con energia dionisiaca.
Tutto questo e molto altro ancora è Michele Principato Trosso.
La sua pittura materica, dalla cifra originale, colpisce lo spettatore irrompendo per forza estetica con un caleidoscopio di colori vivaci e dalle forme evanescenti che fanno capolino o si nascondono alla vista, quasi per magia, in una sapiente alternanza di pieno e vuoto, mossa da un orror vacui.
È la paura del vuoto, del nulla cosmico, che spinge l’artista a creare, riempire, comporre in una lotta a morte contro il nichilismo, la voragine e la vertigine che inghiottono e distruggono la natura dell’uomo, la sua avventura sulla terra segnata dalla caducità.
Ed è l’uomo, infatti, il larvato protagonista della pittura di MPT, in una declinazione esistenziale che non disdegna i temi civili, l’attualità, la politica, la storia, le guerre, la vita e la morte in un’alternanza circolare che dipinge cicli vitali secondo la legge dell’eterno ritorno. Un gioco di pieno e di vuoto che scandisce l’esistenza come l’apollineo e il dionisiaco nietzscheani, secondo la legge dell’eterna giustizia.
La resa estetica di alcune tele è estremamente interessante, soprattutto quando l’arte plastica di Apollo definisce e rasserena il furore dionisiaco che bolle, come magma, nella tela. Ed è il rosso acceso, colore del fuoco, magma incandescente, la metafora ossessiva del pittore siciliano. Un rosso che, in alternanza col grigio, compone rami di alberi intricati che si espandono all’infinito come un rizoma, come le arterie che contengono il sangue, linfa vitale dell’uomo e della sua pittura. O coralli che si manifestano tra i colori scintillanti di un fondale marino, in spericolate immersioni. Catabasi e anastasi.
Ecco perché la ragion d’essere dell’arte e della poetica di MPT sembra la ragione vitale del filosofo Ortega y Gasset. «L’umano sfugge alla ragione fisico-matematica come l’acqua dal canestro», affermava Ortega, ed è proprio quell’umano che MPT vuole afferrare con la sua pittura, in uno sforzo fisico e metafisico, con la tensione plastica e incontenibile del suo colore ammaliante che altro non vuole se non affermare (o riaffermare) il legame tra l’uomo e il mondo, un legame perso nei meandri della storia per ritrovare quella natura che, come affermava Giordano Bruno, “non è altro che Dio nelle cose”.
Nino Arrigo